Prà - contrazione di Prata Veiturionum, ossia ‘prato dei Veituri’, antichi abitanti dell’insediamento preromano - fino al 1926, quando a seguito del riordino delle autonomie locali attuato dal regime fascista dal 1921 al 1928, è stato inglobato nella ‘Grande Genova’, è stato un orgoglioso comune marinaro indipendente. La denominazione Prà-Palmaro, con cui spesso ci si riferisce nei documenti, deriva dalla vicinanza all’antica Pieve romanica di san Pietro detta di Palmaro, anteriore all’XI sec., che assunse il ruolo di chiesa plebana, ossia centro di una circoscrizione territoriale. Accanto si era sviluppato un borgo la cui economia, dal XVII sec. fino al 1800-1880, era attiva grazie ai cantieri navali specializzati nella costruzione di eleganti brigantini destinati alle rotte transoceaniche. Le Terziarie sono state presenti a Prà fin dal 1903, come testimoniato da uno scritto dell’ultimo quarto del XX sec.: «Le Suore Terziarie Cappuccine si stabilirono in Prà nell’anno 1903 per iniziativa della fu Marchesa Emilia Negrone Centurione che conoscendo la comunità da vario tempo volle che la defunta Madre fondatrice Suor Maria Francesca Rubatto di Gesù aprisse in Prà per assistenza degli infermi. Infatti fino a qualche anno fa abitavano in Via Branega [n. 12 n.d.A.]. Erano benvolute e stimate per la loro opera di assistenza notturna ai malati, ai cui parenti, per ragioni di lavoro o per altro motivo era impossibile prestarla. La Marchesa lasciò alle Suore casa e terreno con l’annessa Cappella perché ivi celebrandovi ogni festa la S. Messa potessero gli abitanti della zona trovare una certa comodità. Il crocifisso che si trovava a Prà nella Cappella delle Suore Terziarie Cappuccine era chiamato «il Cristo agonizzante» fu portato a Prà per via mare sopra la nave Lepanto». La data trova conferma anche nelle concessioni date dalla Curia arcivescovile di Genova all’Istituto per conservare il SS.mo Sacramento in Cappella, nel 1903, e riguardo ad un altare dedicato, nel 1905 (cfr. serie Corrispondenza). Da un autografo non datato di sr. M. Angelica Pisano a un certo P. Lazzaro, che lavorava presso la S. Congregazione dei Religiosi, c’è un’ulteriore informazione riguardante l’edificio adattato a Convento: «La marchesa Emilia Negrone dei principi Centurione lasciò a due Suore un terreno con case annesse nel Comune di Prà. Il terreno e una casa (eccettuata una casa adibita ad abitazione per le Suore) furono venduti (…). Terreno e case costituivano una sola parte dell’eredità della Marchesa (…)» e l’uso che col tempo se ne fece: «(…) in questa Casa vanno per soggiorno estivo quelle Suore che hanno bisogno di un poco di sollievo e di riposo. Anche le orfanelle dell’Orfan[atrofi]o ‘S. Giuseppe della provvidenza di Genova’ vi passano ordinariamente le vacanze». Il 16 marzo 1964 la Madre generale, sr. M. Luciana Bombelli, comunica al card. Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, di dover chiudere la Casa per insufficienza di Suore e di destinarla ad uso affitto per le ACLI di Abbiategrasso. Le Suore lasciano definitivamente la Casa nel novembre del 1964. Lo stabile, nel febbraio del 1971, è stato donato alla Curia arcivescovile di Genova e, per essa, direttamente alla Parrocchia di Prà-Palmaro manlevando l’Istituto da ogni obbligo derivante dal lascito testamentario della marchesa Negrone (Genova, 01/03/1899).
Il Fondo è stato prodotto da una delle fondazioni più antiche delle Terziarie, risalente a quando era ancora in vita la Fondatrice, e che ha mantenuto nel tempo la fisionomia apostolica originaria ovvero l’assistenza domiciliare agli infermi indigenti. Rispetto alla prolungata attività e presenza delle Suore a Prà per la sua attuale, ridotta consistenza, il Fondo archivistico deve aver subito un pesante scarto pertanto la documentazione presente nell’ASCG è parziale e con evidenti lacune. Anche se sono stati conservati buona parte dei libri di cronaca, solo a partire dal 1916 la stesura è continua; la corrispondenza della Casa è andata perduta e la superstite riguarda carteggi con le autorità municipali e solo due carte attestano rapporti con la Curia arcivescovile. Nulla rimane invece dei registri delle Assistenze domiciliari, che pure dovevano essere compilati per le relazioni annuali da inviare alla Curia, e dei registri economici di entrate-uscite. Per quanto riguarda la documentazione amministrativa risulta dettagliata solo la sezione relativa ai lavori di ampliamento della Casa avvenuti tra il 1925 e il 1928. In ragione delle planimetrie conservate e recanti diverse datazioni, si evince che nel tempo lo stabile sia stato oggetto di ampliamenti e ristrutturazioni; negli ultimi anni di presenza dell’Istituto il terreno adiacente alla Casa è stato oggetto di esproprio del Comune a motivo dei lavori potenziamento dell’acquedotto pubblico.
La Casa di Prà e i terreni annessi, ovvero l’Opera Pia, appartenevano ad un lascito testamentario della Marchesa Emilia dei Principi Centurione Brancaleone ved. Negrone a cui era impegnato un legato in SS. Messe. L’abbondante corrispondenza relativa ai costanti aggiornamenti ed oneri del legato nell’Ordinamento Villa erano conservati nella serie Case chiuse in una busta denominata: “Prà. Casa assistenza S. Cuore di Gesù” e sono confluiti nel FCg nella serie Case Istituto. Il fondo è articolato nelle serie Amministrazione, Corrispondenza e Cronaca.

Estremi cronologici: 1903 ago. 27 - 1963 luglio
Consistenza: nn. 2 buste, n. 1 filza, nn. 2 quaderni e nn. 2 registri

serie AMMINISTRAZIONE
Estremi cronologici: 1925 apr. 8 - 1959 novembre
Consistenza: n. 1 busta, n. 1 filza e n. 1 quaderno
Descrizione: La serie è costituita da documenti riguardanti lavori di ristrutturazione e da un quaderno tenuto dalla Superiora della Casa dove sono annotate le offerte, le relazioni con la Curia generale, quelle con i Padri Cappuccini e i lavori relativi alla Casa.

serie CORRISPONDENZA
Estremi cronologici: 1894 lug. 16 - 1945 settembre
Consistenza: n. 1 busta
Descrizione: La serie è costituita solo da una modesta parte della corrispondenza afferente la Casa, per il resto perduta o andata distrutta dopo la chiusura. È da notare tuttavia la cura con cui sono stati conservati i carteggi con i Sindaci di Prà, sovente relativi a richieste di assistenza durante le epidemie di vaiolo, colera e influenza spagnola, quando le Religiose erano le prime ad essere reclutate per sopperire alle carenze di strutture sanitarie pubbliche, e anche richieste di sussidio, elargito a discrezione del Municipio. La serie conserva anche una lettera del Municipio indirizzata alla Marchesa Negrone, antedatata rispetto alla fondazione, ed una disposizione testamentaria di un assistito. Inoltre due documenti della Curia arcivescovile di Genova attestano concessioni dell'altare privilegiato per la Cappella di Palmara e per conservare il SS.mo Sacramento.

serie CRONACA
Estremi cronologici: 1916 mar. 2 - 1963 luglio
Consistenza: n. 2 registri e n. 1 quaderno
Descrizione: La serie, priva del documento che quasi sicuramente narrava la storia della Casa fin dalla fondazione, consiste in tre Cronache che, con rara continuità rispetto ad altre case dell'Istituto, riportano i fatti salienti avvenuti nella Comunità dal 1916 fino all'anno precedente la chiusura della Casa, avvenuta nel 1964. Il primo documento è un registro di Memorie in gran parte stilate dalla Superiora, suor Edvige Cavo, dalle quali, a partire dal 1916 apprendiamo gli avvicendamenti delle Suore e la vita liturgica della Comunità, episodi particolari e atti di donazione dei benefattori fino a tutto il 1936. Negli ultimi due documenti le registrazioni si limitano prevalentemente ai movimenti delle Suore e a sintetici resoconti mensili.